Le fonti antiche come Erone di Alessandria e Plinio il Vecchio descrivono il torchio a vite centrale, che segna un cambiamento radicale nel mondo vitivinicolo. Infatti rispetto alle presse precedenti, queste occupavano minore spazio perché non necessitavano della leva né di grossi contrappesi ed erano costruite totalmente in legno. Essenzialmente queste presse erano strutturate con un contenitore rettangolare costituito da travi di legno detto ara, su cui si impostavano due montanti collegati da un architrave forato in cui era inserita la vite senza fine che veniva fatta ruotare per torchiare le vinacce. I punti di forza di questo nuovo torchio erano essenzialmente le dimensioni ridotte, la facilità di utilizzo e l’economicità del prodotto. Tuttavia questo presentava alcuni aspetti negativi: a differenza dei precedenti questa tipologia necessitava dell’applicazione di una forza costante per mantenere la pressione, inoltre non possedeva un rendimento elevato come i torchi a leva. Un ulteriore variante era il torchio a doppia vite descritto sia da Erone d’Alessandria sia da Plinio il Vecchio. Questo aveva una struttura simile alla pressa a vite centrale, ma al contrario di quest’ultima, presentava due viti ai lati dell’ara centrale che erano bloccate nella parte inferiore; diversamente nella parte superiore erano incastrate in una sorta di architrave che veniva spinto verso l’ara tramite la torsione delle viti. Per quanto riguarda queste ultime due tipologie esistono pochi ritrovamenti essenzialmente a causa di due motivi, infatti queste presse erano costituite totalmente in materiale deperibile, di conseguenza risulta difficile rinvenire tracce della loro presenza sul terreno a differenza di quelle a leva che restituiscono i basamenti in pietra e i contrappesi. Inoltre per il fatto che i torchi a vite venivano scelti dalle strutture più piccole grazie al minor costo di produzione. Tuttavia è stato riconosciuto un unico caso nella villa di Bapteste a Moncrabeau, in cui è rimasto un’ impronta sul terreno a forma di H relativa a un torchio a vite centrale o a doppia vite datata al II secolo d.C. (da Brun, 2005, p 116) Inoltre nelle immediate vicinanze sono state riconosciute delle impronte circolari riferibili al solco formato dagli operai addetti alla manovra delle barre che azionavano il torchio. Queste presse a vite centrale e a doppia vite hanno avuto un grande successo per la loro praticità e sono stati utilizzate in alcune zone addirittura fino al secolo scorso. In conclusione si può affermare che la pressa che aveva una maggior capacità estrattiva era il torchio a vite e contrappeso che però richiedeva degli investimenti importanti, infatti è stato ritrovato esclusivamente nelle grandi ville esportatrici. Invece questi torchi a vite centrale o a doppia vite sembrerebbero essere stati utilizzati dalle strutture più piccole dal momento che richiedevano un minor investimento e possedevano una maggior praticità.