A Roma è Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia
che tratta le origini della scoperta del vetro:
"Quella parte della Siria che si chiama Fenicia e che confina con la Giudea include nel monte Carmelo una palude che si chiama Candebia. Si crede che da là nasca il fiume Belo, che dopo aver percorso cinque miglia sfocia nel mare, nei pressi della colonia di Tolemaide. Il suo corso è lento, le sue acque non sono buone a bere e tuttavia sono usate nelle cerimonie sacre; il suo letto è limoso, profondo e riversa nel mare le sue sabbie solo con la bassa marea. Perciò queste brillano, finché non sono agitate dalle onde e ripulite così dall'impurità; inoltre esse furono utilizzate solo nel momento in cui si penso che avessero proprietà aspre e astringenti, tipiche dell'acqua salmastra. Proprio in un così piccolo litorale, non più largo di cinquecento passi, molti secoli fa ebbe origine il vetro. Si narra che una nave di mercanti di natron sia lì approdata; i mercanti, riversatisi sulla spiaggia, cominciarono a preparare le cibarie, ma non essendovi una pietra adatta a sostenere il focolare, posero sotto i calderoni dei blocchi di soda (natron) che avevano preso dal loro carico, ma quando li accesero dopo che essi si furono impastati con la sabbia, un rivo di nuovo, trasparente liquido cominciò a fluire: questa fu l'origine del vetro."
Da questo racconto si possono evincere gli elementi chimici che concorrono alla formazione del vetro quali il Biossido di silicio (silice) SiO2 contenuto nella sabbia, Sodio Na ( i blocchi di Natron) e il carbonato di calcio CaCO3 presente nei residui di conchiglie all'interno della sabbia. Questi tre elementi sono in ordine: il vetrificante, il fondente e lo stabilizzante che attraverso una fonte di calore, legandosi danno origine alla materia vitrea dalla cui lavorazione nascono preziose forme.